Dai mega yacth al vino
Un sogno che ho saputo trasformare in realtà insieme ad alcuni amici visionari come me…
Vincenzo Poerio è senza dubbio uno dei maggiori protagonisti della nautica italiana. Amministratore delegato del cantiere Tankoa – specializzato nella costruzione di mega yacht – ha firmato alcuni dei più iconici gioielli del mare che oggi navigano negli oceani di tutto il mondo. Ma soprattutto, ha saputo trasferire la sua grande esperienza, in termini di qualità e passione per il lavoro, nella concretizzazione di un altro sogno ambizioso. Questa volta non sul mare, ma tra i !lari delle colline toscane… «Volevo costruire un luogo nel quale vivere e lavorare la terra, produrre vino, olio e gli altri prodotti della campagna» ricorda oggi l’ex Ceo di Benetti Yachts. «Un progetto nato dall’incontro di quattro amici visionari, che ha preso forma a Sarteano, in provincia di Siena, tra le dolci colline della Val di Chiana».
Qui, in un antico casale sapientemente restaurato, circondato da antichi vitigni di Sangiovese da cui sboccia il prestigioso Chianti Riserva Bludivigna, la famiglia Poerio ha dato vita all’azienda agricola Poggio Mori. Un sogno realizzato. Subito seguito da un altro che stava prendendo vita: produrre vini di grande qualità che fossero anche biologici. Così, accanto agli antichi !lari di Sangiovese, il manager della nautica e del design introduce i vitigni a taglio bordolesi, nel nome della sostenibilità e dell’impegno per l’ambiente. Dal mare alla terra. Dall’acqua al vino. Ogni tappa della carriera di Vincenzo Poerio è stata costruita seguendo sempre un’unica via maestra: l’attenzione totale per i dettagli e una cura quasi maniacale degli aspetti legati all’estetica e al lusso.
Lei è considerato un top manager della nautica italiana, come è nata la sua passione per il mare e le imbarcazioni?
Sono napoletano, e dunque il mare ha sempre fatto parte della mia vita. Le imbarcazioni sono state la mia grande passione !n da bambino. Ho frequentato l’Istituto Tecnico Nautico con il sogno di diventare comandante, anche se poi ho proseguito gli studi laureandomi in Ingegneria meccanica e diventando un ricercatore navale. Dopo diverse esperienze lavorative nella costruzione di grandi imbarcazioni, nel 1993 sono passato a costruirle io. Ho ripreso in mano lo storico marchio Benetti, rivalutandolo sul mercato e portandolo a s!orare il miliardo di euro di fatturato.
Lei è specializzato nei megayacht sopra i 30 metri, qual è la tipologia degli acquirenti di queste imbarcazioni?
Ovviamente, gli acquirenti sono persone che dispongono di una ricchezza mquasi illimitata, parliamo di qualche migliaio di persone in tutto il mondo, o al massimo qualche decina di migliaia. Qualcuno in Europa e in America, la maggior parte in Asia e in Medio Oriente. Per questi ultraricchi parliamo di contratti che vanno dai 25-30 milioni !no a superare i 400. Lo yacht più grande che ho costruito era di 180 metri, in pratica come due campi da calcio.
Dalle imbarcazioni, agli abiti, agli arredi, è nota la sua attenzione estrema per il lusso. Quale definizione darebbe di questa parola?
Ci sono prodotti in cui la ricchezza deve vedersi e trasparire da ogni dettaglio. È questa ricerca della perfezione assoluta che fa la differenza rispetto ad un prodotto che non si può de!nire di lusso. Tuttavia – a differenza di una proprietà immobiliare – sulle barche il problema più grande è quello di risolvere il conflitto che si pone cercando di far convivere questo lusso con la tecnologia, in uno spazio che è comunque limitato, anche se parliamo di dimensioni che vanno dai 200 metri quadrati !n oltre i tremila. È una s!da che possono risolvere soltanto i migliori architetti. Gli interni di queste imbarcazioni sono tra i più belli che si possa immaginare, perché uno yacht di una certa dimensione è il bene di lusso più costoso che esista al mondo.
L’Italian Style è ancora vincente quando parliamo di questi gioielli del mare?
Lo stile italiano è sempre vincente nel mondo. Purtroppo, a differenza di quanto fanno ad esempio i francesi, noi dif!cilmente riusciamo a fare squadra per valorizzare all’estero i nostri brand come meriterebbero. Questo ci penalizza molto, soprattutto sui mercati orientali e quelli emergenti. Io viaggio molto all’estero e posso dire che l’Italia continua ad essere nell’immaginario collettivo universale il luogo più ricco di fascino al mondo, il Paese del bello e del buono.
Ha espresso la sua soddisfazione per l’istituzione di un Ministero del Mare. Perché? Quali sono le sue aspettative da questa istituzione?
Era importante dare un rilievo alla tutela del mare, ma anche alla sua economia. La speranza è che questo Ministero possa interpretare non solo le attività del trasporto via mare, dello shipping, della portualità e della nautica da diporto, ma anche dell’acquacoltura, della biologia marina e di tutto quello che riguarda le attività del nostro Mediterraneo. In tema di sostenibilità tanto è stato fatto ma tantissimo resta da fare. Se un tempo l’unica cosa a contare per le aziende era il pro!tto, oggi possiamo dire che la vera svolta arriverà quando si riuscirà a trovare un perfetto equilibrio tra tre fattori: quello economico, quello sociale e quello ambientale, che dovranno arrivare a coesistere in perfetta simbiosi. Dal mare alla terra, la sua azienda agricola Poggio Mori è un’eccellenza delle colline toscane.
Da dove nasce la sua passione per il vino?
È una passione ereditata da mio papà, che i vini li commerciava. Soltanto quando mi sono trasferito in Toscana, tuttavia, ho deciso che ne avrei fatto anche un lavoro. È nata da qui l’idea di acquistare e restaurare un antico casale circondato da vigneti vecchi più di quarant’anni. Un sogno che ho saputo trasformare in realtà insieme ad alcuni amici visionari come me…
Come si produce un buon vino?
Con la stessa attenzione ai dettagli che occorre mettere quando si produce uno yacht di lusso da 40 metri. Perché anche se cambia il prodotto, la ricetta dell’eccellenza resta sempre la stessa…
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